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Il Duello

(Dal Libro “Il sangue dell'Onore” di Marco Cavina - GLF Editori Laterza 2005;

“Codice Cavalleresco Italiano” di Jacopo Gelli - Editore-Libraio della Real Casa Miliano 1926) ( e altri studi...)​​

(Gli argomenti esposti sono riportati come dai testi,  con piccole modifiche,

in ordine cronologico, a spezzoni, ed in base alla mia valutazione, 

di interesse, al fine di poter essere spunto di approfondimento)

( Art. 70 L. 633/41 )

<<  1^ Parte  >>

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Il duello fu una delle essenziali chiavi di svolta del Medioevo e dell’età moderna in Europa.

Già dal 400 D.C., fu utilizzato come “risoluzione di dispute anche legali. Definito in epoca moderna “Duello per punto d’onore” per il quale migliaia e migliaia di “gentiluomini” persero la vita, da distinguere dal “Duello in Giudiziario”, e poi anche il “duello in Torneo” per ostentazione di forza e di valore, diretto a mantenere in perfetto allenamento quanti esercitavano il mestiere delle armi.

IL DUELLO ORDALICO

(ORDALIA: Il giudizio di Dio richiesto in vertenze giuridiche che non si potevano o non si volevano regolare con mezzi umani, praticato dai popoli germanici dell'Alto Medioevo in varie forme: duello giudiziario, prova del fuoco, dell'acqua, della croce, ecc.)

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Nel duello ordalico si invocava Dio, affinché stabilisse di chi fosse la ragione lasciandolo in vita.

Si trattava pur sempre di una manifestazione di fede, benché sepolta in un immaginario che di cristiano serbava oggettivamente ben poco. Certo è che varie ed articolate erano le pratiche religiose di supporto, diverse secondo le consuetudini locali.

Spesso era costume che ciascuno degli avversari trascorresse in una chiesa, attorniato dai propri amici, la notte precedente allo scontro. Quasi sempre, poi, prima del confronto i duellanti assistevano alla messa, ricevevano l’eucarestia e prestavano gli appositi giuramenti sulle reliquie, baciando la croce o il messale. Giurava per primo il Provocatore, dopodiché l’accusato gli afferrava la mano destra e giurava a sua volta.

 

Nell’esperienza Longobarda occorre distinguere varie fasi.

Mentre nel VII secolo gli editti di Rotari e di Grimoaldo si mantennero ampiamente fedeli al sistema Ordalico, nella prima metà del VIII secolo l’editto di Liuprando riprese a favorire la risoluzione dei giudizi per via di prove documentali e testimoniali. Di massima si assiste, durante i due secoli del Regno Longobardo, ad una progressiva restrizione dei casi in cui il Duello poteva essere legittimamente richiesto.

Il lento declino delle ordalie in Italia si interruppe bruscamente con la caduta dei Longobardi. Contribuì al mantenimento e al rafforzamento di questa pratica l’atmosfera fortemente germanizzante inaugurata dai Carolingi e rinsaldata da Ottone I nel X secolo.

Ancora durante il basso medioevo, il Duello Giudiziario Ordalico fu largamente in uso, in tutta Italia come in gran parte d’Europa.

Presso i Longobardi il Duello Giudiziario era riservato ai “liberi”, e parimenti sarà in genere privilegio di “milites et nobiles” nel posteriore mondo feudale.

In Francia, tra la fine del 1200 e l’inizio del 1300, in concorrenza con la competenza dei Giudici Ordinari, si impose la pratica di presentare le richieste di Duelli Giudiziari ai Tribunali specializzati nel diritto delle armi, che accentuarono la propria fisionomia come istituzione di ceto.

Quale privilegio elitario (riservato ad una Elite) il giudizio in duello fu osservato un po’ da tutta l’Europa dei Cavalieri.

Il Medioevo divideva l’umanità in tre grandi Ordini.

  • Il primo, il più alto, era quello di quanti dedicavano la propria vita a Dio, al servizio delle anime eterne: Gli Oratores;

  • Il secondo ordine era di quanti dedicavano la propria vita alla difesa dei corpi degli uomini, prezioso ma effimeri, provvedendo alla giustizia e alla guerra: I Bellatores, coloro che conoscevano il mestiere delle armi, l’Aristocrazia.

  • Il terzo era quello di quanti dedicavano la propria vita, più umilmente, al puro sostentamento di corpi degli uomini: I Laboratores, coloro che si applicavano ad un qualsiasi lavoro “meccanico”: Il Popolo.

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