Ripercorriamo la storia... parte VII
- Gianni Galasso

- 20 nov
- Tempo di lettura: 2 min
Dal Libro (Coltelli d’Italia DI Giancarlo Baronti, Franco Muzio editore 1986) - ("La Maffia" nei suoi fattori e nelle sue manifestazioni Di Giuseppe Alongi 1887)
(Storia d’Italia di Indro Montanelli – Corriere della sera 2003)
(e altri studi…)
(Gli argomenti esposti sono riportati come dai testi, con piccole modifiche,
in ordine cronologico, a spezzoni, ed in base alla mia valutazione,
di interesse, al fine di poter essere spunto di approfondimento sui Testi originali)
( Art. 70 L. 633/41 )
Dal 1350 circa alla prima metà del 1500 si ha una numerosa e attiva presenza di banditi e malviventi in Sicilia, specialmente nel Palermitano e nei paesi alle pendici dell'Etna, nel Catanese.
«Un mondo sotterraneo di fraternità segrete non era per nulla nuovo nella storia siciliana. Guglielmo II nel XII secolo aveva cercato di estirpare una banda chiamata «I Vendicatori» che perpetrava i delitti più atroci, e sempre di notte. Nel XIV secolo Federico III e Martino trovarono che, tanto i ricchi quanto i poveri si raggruppavano in «conventicole» di parenti che costituivano per essi una legge e suscitavano un diffuso timore. Nel XVI secolo Gonzaga, incontrò nella campagna bande armate che impedivano ai contadini di lasciare le loro case per lavorare la terra, «non si intendono altro che uccisioni, ricatti, arrobbamenti di bestiame, et masserie et case abbrugiati, et violentie di donne».
Non è pensabile che il bandito sia solo colui che assalta i viandanti nelle strade extra cittadine, faccia uso di armi e con violenza derubi, ed eventualmente mieta vittime.
Il bandito, spesso, è anche colui che deruba armi, sequestra le persone, minaccia e taglieggia i proprietari terrieri, brucia e devasta i campi e attacca le abitazioni.
Inoltre i banditi erano soliti utilizzare modalità diffidatorie e ricattatorie. Per questo bruciavano i campi ma non ne traevano utilità o vantaggio, utilizzavano questo atto come vendetta per un tornaconto personale. Il fuoco ha un alto potere distruttivo, il bandito distrugge i beni agricoli e non fa altro che peggiorare ancora di più le condizioni di vita dei contadini e allarma i proprietari che sono impotenti a fronteggiare un mezzo di devastazione così potente.
E ancora, non si limita al furto, ma spesso ricorre a forme di violenza organizzata che minacciano la pace pubblica, oltre che i beni dei singoli. Uno degli strumenti più usati dai banditi è il sequestro di persona, praticato in modo plateale, anche in luoghi pubblici, per intimidire la popolazione e rafforzare il proprio potere.
In alcuni casi, prima del rapimento, vengono inviate lettere o messi con scopi intimidatori. Tuttavia, il sequestro rappresenta la forma più tipica e redditizia dell’azione banditesca, poiché permette di ottenere vantaggi economici attraverso l’estorsione.Diventa così un vero e proprio sistema di autofinanziamento per i gruppi criminali.
Il furto di bestiame era, e rimase, il crimine più comune, talvolta esso aveva lo scopo di costringere i proprietari a pagare per avere protezione, altre volte di nutrire le bande di briganti, ma il suo scopo principale era rifornire il commercio clandestino introducendo la carne nelle città all’insaputa dei funzionari del dazio.


